DONNE E MAROCCO
Incontri e Storie di Donne in Marocco
DONNE E MAROCCO
(Tempo di lettura: 10 min. circa)
Mi sono svegliata con la domanda delle ragazze del Gruppo (Marocco Viaggi e Cultura) che mi ronza in testa: “parlaci delle donne in Marocco”.
E mentre cerco di rispondere mentalmente a questa domanda, scorrono davanti a me i volti e le storie di tante donne che, per un motivo o per un altro, hanno lasciato un ricordo nella mia testa.
LE PROTAGONISTE
Alcuni volti sono nativi del Marocco, altri sono locali ma provengono da altri Paesi, altri sono in trasferta dal Marocco.
PREMESSA | LE DIFFERENZE
Una premessa è dovuta.
Instaurare un contatto con una donna locale, presenta alcune difficoltà: la lingua prima di tutto.
Soltanto se la donna ha studiato potrai comunicare in una lingua occidentale, altrimenti la barriera linguistica si farà sentire pesantemente.
C’è poi una differenza locale, culturale, anagrafica: una ragazza di Marrakech che frequenta l’Università potrà raccontare una storia diversa rispetto ad una donna adulta, non scolarizzata, che vive in una regione agricola.
Ho però davanti a me una scena di un flirt che fa da filo conduttore: una ragazza uscita da una delle Università di Marrakech, a pranzo con le amiche, che all’arrivo del suo adorato, si è illuminata di immenso.
Il contatto fisico è vietato, ma lei lo cercava: gli metteva una mano sulla spalla per sottolineare quello che diceva, e indugiava per mantenere il contatto con la sua pelle … tenerezza e invidia per quel sentimento che ingenuamente pensavo appartenesse solo a noi “donne libere e occidentali, in condizioni di scegliere” … mamma mia, quanto mi sono vista ignorante 😊
ZERO ETICHETTE
La prima considerazione che faccio, scuotendo la testa, è che non è possibile inquadrare gli esseri umani in una etichetta.
La “convenzione” dell’etichetta ci aiuta ad individuare dei tratti comuni, ma non può in alcun modo “incasellare” la persona in uno schema statico.
La donna velata, la ragazza “occidentalizzata”, la donna europea, la prostituta …
Le storie che ti racconterò ne sono la prova.
Prenditi tempo, mi dilungherò 😊
TANGERI, TANTO TEMPO FA … “SOMOS EL DIABLO”
In uno dei miei tanti viaggi in Marocco mi trovavo ad Assilah dove trascorrevo alcuni giorni di relax in totale solitudine.
Desideravo fare un giro a Tangeri ma non da turista, così Mustapha mi propone di trascorrere una giornata con una sua amica: collaborano insieme per alcuni tipi di tour, e si sente più tranquillo a non sapermi sola.
Assilah/Tangeri sono 40 minuti di macchina: in effetti la proposta è allettante, non devo perdere tempo per fare avanti indietro con un bus, non devo girare con la mappa in mano, e puntale arriva questa ragazza (la chiamo ragazza anche se ha la mia età e non siamo più fanciulle 😉).
Lei è spagnola e non parla italiano ma ringraziando il Cielo lo spagnolo l’ho imparato fin dal lontano 1997 e ci salutiamo come se ci conoscessimo da sempre.
Ometto il nome per ragioni di privacy ma chiamiamola Maria 😊
Maria fin da subito capisce che non dovrà farmi da guida turistica, e come due amiche andiamo alle Grotte di Hercules, perché così possiamo goderci il mare e il vento in santa pace, bere tranquille e raccontarci.
Maria viene dall’Andalusia, è divorziata e anni fa ha deciso di lasciare la Spagna, stanca di lavorare per quattro spicci.
Si trasferisce a Tangeri dove inizia a promuovere e vendere viaggi agli spagnoli che attraversano lo stretto di Gibilterra. È il suo lavoro, non fatica ad ingranare.
A Tangeri conosce un ragazzo berbero, più giovane di lei, che lavora nella ristorazione. Vivono insieme, ma in incognita.
LE DIFFICOLTÀ DI UNA COPPIA MISTA
Per non dare nell’occhio, alcuni giorni alla settimana il suo fidanzato torna a casa dai genitori a dormire, perché i vicini potrebbero infastidirsi e denunciarli. In questo caso lui rischierebbe il carcere.
Niente abbracci o baci in pubblico, tutto dall’esterno deve essere molto asettico; poi a casa si torna all’intimità.
Per non parlare della libertà quando a lui danno il visto per la Spagna e in vacanza in Andalusia possono vivere spensieratamente la loro storia d’Amore.
I RAPPORTI CON LA SUOCERA
Siamo in un ristorantino di pesce che nessuna guida cartacea ti indicherà, il pranzo è squisito e tra un fritto misto e un bicchiere di birra, ridiamo parlando della “suocera”.
« Oye, Anto, las mujeres como tu y yo somos el diablo »
Ridiamo come pazze immaginando la faccia di quella povera mamma che per il proprio figlio sognava una “brava ragazza marocchina”, coperta, che aspira a fare figli e vivere con la suocera per servirla e riverirla, e invece si ritrova con un figlio innamorato di una straniera, più vecchia di lui, che indossa gonne corte e che non ha nessuna intenzione di entrare a far parte di una grande famiglia e preferisce lavorare, pagare la sua casetta, e ritagliarsi degli spazi con il suo adorato compagno.
Non smettiamo di ridere parlando della ipocrisia religiosa (tutte le religioni naturalmente): da musulmano, il suo fidanzato vive nel peccato tutto l’anno, ma durante il Ramadan si redime … eheheheheh
Nel letto compare un cuscino, che divide a metà la frontiera del peccato e per 30 giorni il sesso sarà vietato.
Maria mi racconta che, per rabbia, gli allunga i 30 giorni, così ci ripensa il prossimo anno … ahahahahahah
Mi riporta ad Assilah, e sono felice di aver ascoltato questa storia di Marocco al femminile.
“FATIMA”: DAL MAROCCO A TORINO, DAL VELO AL VESTITO OCCIDENTALE E DI NUOVO AL VELO, COME CAPITA
In un giorno di inverno, nel mio negozio entra una bella ragazza che, dai tratti somatici, si capisce che ha una radice etnica diversa dalla mia, ma parla perfettamente italiano, è vestita “all’occidentale”, non riesco quindi a cogliere l’inflessione linguistica che le appartiene.
La chiamerò “Fatima”, ma non è il suo nome, sempre per una questione di privacy.
“Fatima” è nata in Marocco, ma presto i suoi genitori l’hanno portata in Italia: ha studiato e per terminare il percorso universitario ha scelto Parigi. Si occupa di moda, non poteva scegliere una sede migliore.
Parliamo parliamo parliamo, ci raccontiamo e le chiedo del suo rapporto con il velo, se per caso lo indossa.
Mi racconta che è musulmana per nascita e anche per convinzione.
Mi spiega che il Corano non impone in alcun modo il velo, tranne quando si va in Moschea perché è obbligatorio.
Mi spiega che per lei il velo è in alcuni momenti un vezzo, in altri una dichiarazione di appartenenza, in altri un momento di dialogo con Dio.
Fatima è una Instagrammer, una Influencer, e ritiene che non esistano ostacoli tra l’essere religiosa praticante e vivere la propria personalità appieno.
Quando va via dopo qualche ora, mi sento grata di averla incontrata ed avermi fatto fare un piccolo passo dentro la sua esistenza.
BIJA: UNA VITA IN GROTTA
Di Bija ho già parlato in un altro articolo (che qui ti riporto semmai vorrai leggerlo), ma questa volta vorrei soffermarmi su alcune domande che, ti dico già, non hanno alcuna risposta.
Bija è ancora molto giovane, è anche bella pur in assenza di orpelli decorativi tipici della nostra cultura (abiti succinti, scarpe con tacco, gioielli e tutto l’armamentario della seduzione cui siamo abituate).
Vive in una grotta con la sua famiglia e non ha ancora un marito.
Mi colpisce il modo in cui ci guarda e mi faccio tutto un film su quelli che potrebbero essere i suoi pensieri, ma naturalmente i pensieri sono i miei.
Forse, e sottolineo forse, guardandomi pensa “guarda questa donna, viaggia da sola, insieme a 3 uomini, può fare quello che vuole” o al contrario, chissà, pensava “guarda sta poveraccia, così grande e ancora in giro da sola con 3 uomini” … O forse non pensava niente.
So solo che mi guarda con occhi sorridenti, buoni … io ci leggo il sogno.
Osservo come guarda i miei compagni di viaggio; in questo caso lo sguardo si fa languido, come noi donne facciamo quando l’attenzione viene piacevolmente richiamata.
E immagino che stia pensando “se solo potessi andare via da qui e incontrare l’uomo della mia vita” … ma come prima, è il mio pensiero, perché lei il suo destino già lo conosce.
Di sicuro, sua mamma accetterà la richiesta di matrimonio che gli verrà proposta da un’altra mamma, si trasferirà dalla suocera, e partorirà (se verranno) tanti figli che come lei faranno una vita nomade.
Di una cosa sono certa: difficilmente proverà a cambiare vita perché le difficoltà da affrontare sarebbero davvero eccezionali, a partire dall’attraversamento di decine di chilometri a piedi, prima di raggiungere un villaggio abitato.
Ma magari è felicissima della sua esistenza, chi lo sa.
Il mistero di questa ragazza, mi accompagnerà finché vivo.
AMORI CHE ARRIVANO, AMORI CHE VANNO
3 storie d’Amore mi hanno appassionata e riguardano 3 ragazze spagnole (in effetti sono davvero tante le spagnole che si trasferiscono in Marocco per Amore).
Tre storie che non hanno avuto un lieto fine.
Nel primo caso, una bella donna che non si è lasciata sopraffare dal “fallimento” e ha stabilito la sua dimora tra le dune, continuando a vivere nel Deserto che ha finito con l’Amare più del motivo per il quale ci si era trasferita.
Un “amore” che ha poi deciso di sposarsi con una ragazza del posto, perché la relazione così è più semplice … “ma possiamo rimanere amici per sempre” … ahahahahahah
Ce lo raccontiamo fitto fitto in una notte stellata, calda, tra le dune di Merzouga.
Si accorge che non sono spagnola solo dopo ore, la confonde la mia parlata latino-americana … ¿Anto, de que parte de España eres? … De Italia mi hija, de Italia.
E si continua a ridere delle follie per le quali noi donne siamo specialiste! Attraversiamo il mondo per rincorrere un Sogno, e ogni tanto ci si accorge che in effetti era solo un sogno 😊
Le altre due fanciulle, dopo aver dedicato qualche anno ad una relazione che sembrava la più bella del mondo, che visti da fuori sembravano una coppia di Principi, storie di racconti pubblicati sui giornali, si sono trasformati nei peggiori nemici che ad un certo punto si risvegliano.
Quegli occhioni neri non erano più il fondo in cui perdersi, quegli abbracci non erano più davvero “caldi” … il caldo veniva dall’esterno.
Quei lunghi silenzi non erano una questione “culturale”, ma una profonda incomunicabilità.
Ma sono tante anche le storie di chi il sogno d’Amore lo ha coronato, perché hanno trovato la coesione della famiglia che – ancorché tradizionale – si è stretta intorno all’Amore, mettendo avanti a tutto il desiderio del proprio figlio.
INCONTRI FORTUITI CHE LASCIANO IL SEGNO
Ci sono poi “incontri” che non sono fatti né di chiacchiere scambiate, né di esperienze condivise, ma sono flash di vita marocchina incrociati lungo il cammino.
C’è la ragazza imprenditrice, che non ha mai studiato ma nonostante questo è titolare di una sua impresa, per lei lavorano degli uomini, si occupa di eventi e ha scelto di avere accanto a sé un marito colto, che veste all’occidentale, che ha una casa dedicata alla sua famiglia, perché la suocera, donna illuminata, ritiene che la coppia debba vivere da sola per poter mantenere equilibrio nella coppia.
C’è la ragazza sportiva, su Instagram la trovi come @limatraveler, attraversa mari e montagne, viaggia, si allena, vive la sua indipendenza.
Ci sono le “mamme velate” delle nuove generazioni che, volenti o nolenti, vedono entrare nelle loro case tutto ciò che è “la modernità”.
Figli che diventano imprenditori, che guadagnano e guidano grosse macchine, posseggono cellulari alla moda, grandi TV che portano Netflix in salotto, figli che bevono, che fumano, e tu mamma chiudi un occhio (occhio non vede, cuore non duole).
Ci sono le donne che fanno lavori da uomo, le vedi per strada, cariche di fascine, o in groppa ad un asinello che trasportano il raccolto di una giornata.
Ci sono le donne che lavorano nell’ambito dei servizi, vestono bene, si truccano, scrivono sempre qualcosa sul telefonino, ridono, ridono tanto, spettegolano.
C’è la mamma che vive nel Deserto: la sua è una famiglia allargata, con lei vivono i suoi suoceri, le cognate con i rispettivi mariti, i figli. La sua giornata è scandita dalla cura della tenda, degli animali, e dei pargoli mentre i maschi di casa vanno a cercare il cibo.
Ci sono giovani donne, così giovani che però hanno già un marito, che la fase dell’adolescenza come la intendiamo noi non l’hanno mai avuta e spesso non l’hanno nemmeno mai desiderata, perché parliamoci chiaro, molte ragazze sognano di sposarsi per uscire da casa e fare una vita diversa. Come capitava alle nostre mamme. È una ruota che gira.
Ci sono quelle famiglie in cui il Papà è il cocco delle sue donne: passeggiano per i viali della Medina, la mamma con il velo, le figlie con jeans attillatissimi, corpi scolpiti. Il papà sa che i maschi le guardano, ma lascia che vivano la loro vita.
FILM “LA SORGENTE DELLE DONNE di Radu Mihaileanu
Un film che mi sento di suggerirti e che parla della ribellione delle donne, è “la sorgente delle donne”.
Purtroppo il file gratuito presente su Vimeo è stato rimosso. La versione era in spagnolo, ma se riesci a trovarlo ti suggerisco di guardarlo.
La storia è ambientata tra le montagne dell’Alto Atlante, un piccolo villaggio in cui non c’è acqua corrente e le donne sono costrette a recarsi alla fonte per raccogliere l’acqua, mettendosi a rischio continuamente perché il terreno è sconnesso e il lavoro è davvero pesante.
Una ragazza che proviene dal Deserto esorta le altre donne a fare uno sciopero del sesso, vuole scuotere i maschi del villaggio, vogliono che il Governo porti l’acqua corrente nel villaggio.
Come andrà a finire non te lo racconto, ma il film è uno spaccato su un certo tipo di società, ovviamente non è rappresentativo di tutto il Marocco.
LIBRO “I RACCONTI DEL SESSO E DELLA MENZOGNA” di Leila Slimani
Con questa citazione di Fatema Mernissi (La Terrazza proibita), si apre questo libro.
Scritto bene probabilmente, ma tradotto in un italiano che in alcuni punti lascia a desiderare, ci racconta la “società della menzogna”, riferendosi a quella marocchina.
L’autrice è marocchina di nascita, trasferita poi in Francia.
PER RIFLETTERE
Chiudo questa mia “chiacchierata ad alta voce” con questo libro, perché racchiude un po’ quello che è il filo conduttore del racconto.
L’autrice ci parla di un Paese in cui sono vietati i rapporti pre-matrimoniali (sono previsti fino a due anni di carcere), le ragazze devono arrivare vergini, ma è il quinto Paese al mondo per consumo di pornografia mondiale.
Un Paese in cui si pratica la ricostruzione dell’imene per non rovinare i matrimoni.
L’aborto è vietato ed è ammesso unicamente in caso di violenza sessuale. Questo non significa che non venga praticato.
Alcuni passaggi ci raccontano come alcune donne vivono in Marocco:
Ora, non posso affermare che proprio tutti i 30 milioni di marocchini si esprimano in tal senso, di certo il perbenismo si vede. Non generalizzato, ma si vede.
Da fuori si rispettano le regole, poi dentro le case, succeda quel succeda.
In un passaggio c’è una osservazione interessante:
Questa osservazione non considera però che – come ci racconta Fatema Mernissi – anche ai tempi della occupazione francese (terminata nel 1956), c’erano donne che aspiravano ad una certa emancipazione.
Insomma, la religione non è mai stata un ostacolo insormontabile per le donne che hanno desiderato ricoprire un ruolo da protagonista e non soltanto di comparsa. Ce lo insegna Sherazade nel racconto “le mille e una notte”.
Bene, spero di averti incuriosita e quando andrai in Marocco o ritornerai potrai osservare con nuovi occhi le donne che ti verranno incontro.
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